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Parla Danis:"C'è il rischio di moto di serie più evolute delle Superbike"

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Messaggio  gnappetta Sab 04 Apr 2009, 00:25

Come al solito al suo posto di Safety Officer ma in realtà come
supervisore assoluto per conto della FIM, Claude Danis, Presidente
della Commissione Corse su Strada, sta sicuramente pensando alle cose
da fare a breve sia nella MotoGP che nella Superbike.

“Domattina abbiamo una riunione – ci ha detto - per parlare ancora delle novità da
introdurre nella Superbike dalla prossima stagione, mentre la prossima
settimana in Qatar sarà la volta della MotoGP”.

Si tratterà di questioni tecniche o sportive, o entrambi?

“Ambedue riguarderanno la parte tecnica, sia pure con aspetti diversi. In MotoGP
siamo più liberi mentre nella Superbike dobbiamo tenere conto della
realtà produttiva”.

Si rischia infatti di avere moto
stradali più evolute tecnicamente di quello che potrebbero correre,
stando almeno alle voci di paddock.


“In effetti il rischio c’è e sarà importante avere la collaborazione delle Case”.

C’è dialogo?

“Direi di sì, visto che c’è la consapevolezza che siamo tutti nella stessa barca e dobbiamo remare nella stessa direzione”.

Tra le nuove regole della MotoGP c’è la limitazione delle prove al di fuori
delle gare e dei test post-gara: come farete a controllare?


“Abbiamo un ampio network informativo… Ma soprattutto abbiamo il consenso della
Case e nessuna di loro ha interesse ad incappare in una sanzione per
aver provato. E poi per tornare alla tua domanda: anche le Case si
controllano a vicenda…”

Si arriverà a provare soltanto sabato?

“Stiamo valutando insieme alle Case ed ai promotori, perché è difficile
rinunciare alle attività promozionali del venerdì. Penso che questa
soluzione del venerdì pomeriggio sia la migliore. Andrà messa a punto
ma credo sia valida”.

E la limitazione a una moto soltanto?

“Personalmente credo che sia meglio avere due moto ma l’eventuale limitazione sarà dettata soltanto da questioni economiche”.

State facendo molti interventi nella MotoGP: pensate di farne anche in Superbike?

In percentuale differente. Il lavoro fatto in passato aiuta molto ma le
difficoltà di alcuni team spingono ad fare qualche altra azione”.

La Moto2 decollerà?

“Alcuni team stanno già provando in Spagna, Italia e Giappone. Verso la metà
dell’anno avremo le indicazioni necessarie per regolamentare questa
categoria. Stiamo anche analizzando l’ipotesi di adottare per tre anni
un certo tipo di motore, adottando una rotazione tra le Case.

Avete deciso che i debuttanti nella MotoGP dovranno correre in un team
satellite: come farete a controllare che una Casa non affidi a un team
privato una moto ufficiale assistita da due ingegneri? C’è poi il
discorso che così si impediranno exploit come quelli di Valentino o Max
al debutto.


“Ecco l’esempio di Valentino è di buon
auspicio. Rossi non correva nell’HRC eppure… Vogliamo far si che le
Case creino altri team per i giovani o sostengano team privati affinché
allevino giovani interessanti”.

Ma se una Casa vuole aggirare il gentlemen agreement del tetto di ingaggio fa una doppia
contabilità: una cifra ufficiale ed una in “nero”…


“ Questo può essere valido per un fenomeno ma per gli altri…”

A proposito di giovani: come mai avete deciso di alzare il limite di età
della 125 in controtendenza con chi per anni ha perorato la causa dei
baby piloti?


“Perché ormai i giovani hanno la
possibilità di correre ad alto livello già in Campionati nazionali come
il CEV spagnolo o il CIV italiano oppure la Red Bull Rookie Cup. Quindi
può crescere prima di arrivare al Mondiale”

Tutto bello? Non esattamente: il meccanismo che impedirà ad un giovane rookie di
approdare in un team ufficiale è aggirabile…ed è stato già aggirato
appunto dalla Honda con Valentino Rossi. Il team Nastro Azzurro con il
quale Rossi debuttò nel 2000 in 500 era infatti un team ufficiale a
tutti gli effetti: era la squadra, presa pari pari dal box di Mick
Doohan, con Jeremy Burgess a capo. Anche Carmelo Ezpeleta, la scorsa
settimana a Jerez, ha fatto questo esempio. Peccato che fosse l’esempio
che dimostrava proprio l’opposto, e cioè che la norma può addirittura
essere dannosa perché nel peggiore dei casi può far addirittura
“sparire” un team satellite. Nel caso della Superbike quello che più
preoccupa è: perché rompere un meccanismo che funziona?

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